Lavoro & Denaro: il “Modello 3 Cerchi” per trovare la risposta

Il Modello dei “3 Cerchi

Sgombriamo il campo per il momento, dal concetto estremo del lavoro senza denaro e viceversa, dal denaro senza lavoro: consideriamo il lavoro e il denaro come due facce di una stessa medaglia, una medaglia che attualmente appare sempre più difficile da ottenere o da mantenere per lungo tempo. Tralasciamo anche il significato che gli stessi assumono per ciascuno di noi, per la nostra sicurezza interiore e dignità di persone, perché oltremodo a noi noto. Concentriamoci ora sulle domande, quelle che giornalmente ci poniamo, sia che un lavoro ce l’abbiamo già e temiamo di perderlo, sia che non lo abbiamo ancora trovato, ovvero che lo abbiamo appena perso.

Le domande che ci poniamo variano a seconda della nostra età e carattere, della nostra situazione economica e sociale, ma sostanzialmente si concentrano sul “cosa fare” e sulla “direzione da seguire”, al fine di riuscire ad avviare un nostro circolo virtuoso lavorativo, sia che si tratti di una attività alle dirette dipendenze di qualcuno o di un lavoro in proprio e imprenditoriale. Nella migliore delle ipotesi è come trovarsi in un luogo isolato, lontano da centri abitati, attraversato da un certo numero di binari ferroviari, ciascuno di essi destinato a collegare differenti stazioni e aree geografiche a sud, piuttosto che a nord, ad ovest piuttosto che ad est.  Supponiamo che ciascuno di questi binari rappresenti un possibile percorso da seguire per raggiungere la nostra meta e il nostro obiettivo lavorativo: nel luogo in cui ci troviamo, i binari appaiono tutti uguali e paralleli tra di loro, ma solo su uno di essi passerà un treno che ci porterà, stazione per stazione, alla destinazione giusta per noi. Come scegliere il nostro binario, ovvero la destinazione più giusta per noi?

Certo, potrei provarne uno, giungere alla prima stazione, constatare che non sono nella direzione giusta e tornare indietro e provarne altri binari… accorgendomi in un secondo momento di essere poco lontano dal mio punto di partenza, nonostante il tempo già trascorso… Proviamo ad applicare un metodo di scelta, in grado di “filtrare” le scelte che non ci porteranno da nessuna parte e che lasci passare quelle in grado di valorizzarci per guadagnarci la nostra “medaglia”: il “Modello dei tre Cerchi” appunto.

Prima di applicare questo modello, dobbiamo concentrarci su noi stessi, sgombrare la nostra mente (“tabula rasa”) da preconcetti di ogni genere, dal rincorrere situazioni  rassicuranti e modi di pensare del nostro recente passato: il mondo è cambiato e non dobbiamo vivere in esso, cambiando.

Il Cerchio n.1 è in relazione a “ciò che sappiamo fare”, al nostro mestiere, al valore che riusciamo a creare, a tutto ciò che abbiamo imparato a fare sino a quel momento: se siamo ancora ragazzi in cerca del primo lavoro, conta la formazione ricevuta, se invece abbiamo già esperienze di lavoro, valgono soprattutto queste ultime.

Il Cerchio n.2 è in relazione a “ciò che ci appassiona fare”, a ciò che ci piace, alle attività che ci fanno sentire bene con noi stessi: in genere sono attività che vengono da noi classificate spesso come “hobby”, specialmente se abbiamo una attività lavorativa che non ci appassiona…

Il Cerchio n.3 è quello più complesso da configurare ed è quello che racchiude la risposta finale: si riferisce alle “attività (prodotti e servizi) che qualcuno (il mercato) è disposto a pagare”, fin anche un solo euro. Infatti, spesso il lavoro piacevole non paga bene, anzi alcune volte piace così tanto che lo si fa gratuitamente (viceversa “dove c’è letame, c’è moneta” dice un vecchio detto). Ciò non significa dover cercare solo lavori sgradevoli per essere ben remunerati, ma nemmeno il contrario, illudendosi che svolgendo le attività che più ci piacciono, queste riescano ad essere valorizzate dal mercato, come noi vorremmo. Esempi a partire dall’idraulico che viene a riparare il W.C. di casa, fino alla società di onoranze funebri, rispetto ad es. ai tanti artisti e musicisti che vivono in condizioni disagiate pur svolgendo attività appassionanti, dimostrano ampiamente questo concetto: “Business is Business”.

A questo punto, una volta definito in maniera schietta e sincera con noi stessi, il contenuto da attribuire ai nostri tre cerchi, non ci resta che trovare l’area di comune intersezione di essi: una minuscola figura triangolare che appartiene contemporaneamente sia al cerchio del “so fare”, sia quello del “mi piace fare”, sia a quello del “mi pagano per fare”: Bingo!

Purtroppo, come si dice “non tutte le ciambelle riescono con il buco”, ovvero non è detto che si riesca subito a trovare il “triangolo”, molto spesso risulta abbastanza semplice intersecare i primi due cerchi, mentre per il terzo bisogna lavorare sodo per minimo un mese, fino ad anche un anno e più, fino a comprendere effettivamente cosa di quello che facciamo o vogliamo fare, altri siano disposti a pagarlo per ottenerlo. Ricordiamoci però, che “la cosa importante non è dove ci troviamo ora, ma in quale direzione stiamo andando…”. La risposta alla domanda sul nostro lavoro e sulla sua giusta remunerazione, la si riesce ad ottenere in genere solo dopo un po’ di esercizio, “stazione per stazione”, anche facendo nel frattempo lavori eventualmente “sgradevoli”.  Tutto purché questo servi ad individuare bene la direzione per cui dare il meglio di sé, coincida anche con il meglio per gli altri  (mercato), perché solo in questo modo si creano le condizioni per un ciclo lavorativo positivo di almeno 5-10 anni, per poi tornare successivamente a verificare il tutto per eventualmente riposizionarsi, sapendo che ciò è “normale” nel mondo del lavoro contemporaneo e lo sarà sempre più nel prossimo futuro.

Certo, una risposta ad una domanda non è ancora un lavoro, né tanto meno il denaro, ma avere intrapreso la direzione giusta da percorrere rasserena, accende gli animi e la speranza, verso una rinnovata politica che sia in grado di rimuovere i presupposti del lavoro senza denaro (sfruttamento), così come del denaro senza lavoro: concetto quest’ultimo caro ai mercati finanziari (e non solo…) che in questi ultimi anni hanno “dopato” l’economia fino al punto di sostituirsi ad essa, con il risultato di ottenere appunto, denaro senza lavoro, ma solo per pochissimi…

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